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LA PERSECUZIONE DEGLI ERETICI

«Come un moscerino contro un elefante»: è questo il commento che Sébastien Castellion sembra abbia apposto di suo pugno a una copia del De haereticis, an sint persequendi, pubblicato nella primavera del 1554. La metafora è pienamente gistificata, se soltanto si pensa alla sproporzione delle forze in campo: da un lato il grande consenso di cui godeva allora Calvino all’interno del mondo protestante, dall’altro la volontà quasi isolata dell’umanista savoiardo di difendere le conquiste originarie della Riforma, in particolare quella libertà di coscienza che essa aveva opposto all’intolleranza della Chiesa medievale. L’obiettivo polemico del De haereticis è proprio l’apparato ideologico del predicatore ginevrino, il pericolo che esso producesse un assetto istituzionale monolitico e autoritario ancora più gravoso della tirannia romana; il rogo di Serveto, avvenuto in quei mesi, era un terribile segnale in quella direzione.
Ma nello scritto di Castellion vi è molto di più che non la difesa ad oltranza della libertà religiosa: vi opera infatti l’intenzione di ripensare le categorie della fede, in un orizzonte che è certo erede dell’umanesimo erasmiano, ma che raccoglie anche forti suggestioni del misticismo di Sébastien Franck e perfino del pacifismo anabattista. Questi elementi mirano a fondersi in un processo teorico ambizioso, la cui originalità è spesso sottovalutata, nonostante la fortuna dell’opera nelle epoche successive; tuttavia è proprio l’ampio respiro del De haereticis, il suo tentativo di valorizzare l’unicità dell’esperienza religiosa individuale in un orizzonte universale, a farne un testo di fondamentale importanza nella storia moderna della lotta per la libertà di coscienza.

, Stefano Visentin LXXXVIII-160 ISBN 88-7219-028-2

COLLANA “LIBERTÀ NELLA STORIA”
collana diretta da Carlo Galli

La libertà cui è dedicata questa collana è una funzione politica e pratica che si presenta, nelle più svariate configurazioni del potere – dalla polis allo Stato moderno, fino ai sistemi contemporanei –, ora come elemento propulsivo dell’azione, come risposta alle sfide che ciascuna epoca deve affrontare, ora come istanza che consente di non consegnarsi alle logiche del dominio. Non coincidente con la storia e neppure collocata oltre la storia, la libertà è nella storia; se non la governa, tuttavia la può mobilitare; se non ne è il senso ne può nondimeno innervare ritmi e cesure. Questa collana non ha quindi per oggetto la libertà in senso generale e astratto, ma le libertà: antica, moderna, contemporanea, la libertà nello Stato o dallo Stato, la libertà religiosa, la libertà come indipendenza nazionale, la libertà opposta all’uguaglianza o la libertà come realizzazione della giustizia nell’uguaglianza, la libertà economica, la libertà di coscienza, la libertà come resistenza e la libertà come rivoluzione. In perenne intreccio con le categorie fondamentali della politica, a volte in tensione rispetto all’ordine politico, a volte tentata di fare del proprio orizzonte ideale il fondamento di istituzioni concrete, la libertà, in questa accezione plurima, è ricca di vitali contraddizioni e determinazioni. I volumi della collana «Libertà nella Storia» presentano testi di diverse età e di diverse tradizioni, alcuni noti, altri vere e proprie riscoperte, ma tutti in ogni caso nuovamente tradotti e curati: attraverso di essi il lettore potrà accostarsi alle molteplici sorgenti classiche e moderne delle libertà politiche occidentali e decifrare, con l’indispensabile consapevolezza storica, anche le straordinarie vicende del mondo di oggi.

Pagine

LXXXVIII-160

Anno di pubblicazione

1997